Ithaca è il nome di un’isola ma evoca viaggio, ritorno, abbracci; noi li abbiamo riassunti nel momento dell’approdo. L’approdo dei naviganti. Il riferimento al web è fin troppo esplicito ma la semplicità è sempre un bene ed anche la cosa più difficile da realizzare. Ithaca ha l’ambizione di essere punto di arrivo di notizie, approfondimenti, riflessioni, immagini e punto di partenza per nuovi contatti, contributi, esperienze.
Soprattutto Ithaca chiede partecipazione, coinvolgimento, scambio di idee. Lo vogliamo fare utilizzando la flessibilità, l’immediatezza, la diffusione dei social media. Lo vogliamo fare declinando in positivo la facilità con cui le notizie viaggiano sui nuovi media. Abbiamo la speranza (l’illusione?) che i contenuti seri, ma anche frivoli, importanti ma anche leggeri, possano essere corretti, meditati e ricchi di qualità. I social media sono solo degli strumenti, dei contenitori e non possono essere additati come i colpevoli del degrado in corso in termini di false notizie, di attacchi di bassissimo profilo, di insulti. I responsabili, o meglio gli irresponsabili, sono gli autori, chi, invece di scrivere cose sensate, utilizza i social come la discarica dei propri cattivi pensieri.
È certamente vero che la facilità di potersi esprimere con facilità, spesso nascondendosi, agevola questo degrado. “Danno diritto di parola a milioni di imbecilli” disse provocatoriamente Umberto Eco nel 2015 (pochi mesi prima della sua scomparsa). Noi pensiamo che la colpa non sia dei social ma degli imbecilli.