Ricostruzione post terremoto, la voce di alcuni sindaci

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Quando mi hanno chiesto di scrivere questo pezzo sulla ricostruzione, non ho potuto fare a meno di pensare a come questo tema mi tocchi nel vivo, ed in particolare di come in questo periodo, sia al centro della mia vita personale: da ascolana sposata con un arquatano, sto vivendo il suo count down dei giorni che mancano al rientro a casa.

Una frase che cito spesso recita “dona a chi ami ali per volare, radici per tornare e motivi per restare”, d’altronde se l’ha detta il Dalai Lama, non è certo una sciocchezza. Le radici ci raccontano chi siamo e chi saremo, e forse quegli anziani avevano ragione: si può viaggiare, ci si può spostare, ma l’attaccamento viscerale di chi nasce in un luogo non si improvvisa.

Quel 24 agosto 2016 allora…   Sono passati 6 anni e se non siamo al punto di partenza, ci siamo molto vicini.  Parlare ancora di ritardi nella ricostruzione mi sembra monotono provare invece a valutare la situazione in chiave “perché restare, perché tornare” è stuzzicante.

Il sindaco di Arquata, Michele Franchi

Le radici per tornare…

Raggiungo al telefono Michele Franchi, sindaco di Arquata del Tronto. Oggi è uno dei sindaci più giovani del cratere, un ragazzo che ha colto tutte le opportunità donategli dalle ali, sorretto dalla solidità delle sue radici spelongane, forti come l’albero maestro della Festa Bella.

Mi parla fitto dell’approvazione dei piani di perimetrazione a seguito dell’incontro con Stefano Boeri: secondo lui la strada sembra essere in discesa. Azzarda anche sui tempi, parlando di “fine estate, fiducioso che non vi siano tante osservazioni o tanti ricorsi”. Un’accelerazione, insomma, magari dovuta, dove si tocca con mano la progettazione anche delle frazioni di perimetrate (Pescara del Tronto, Arquata, Capodacqua, Tufo e Vezzano). 

“Si partirà tutti insieme – continua Franchi – a piccoli step, poiché c’è qualche frazione per la quale sarà necessario un po’ di tempo, perché conosciamo benissimo le difficoltà esistenti per Pescara, Capodacqua e Arquata capoluogo, però Legnini ci ha garantito a brevissimo un’ordinanza per risolvere per queste frazioni, quindi sono convinto che i tempi verranno velocizzati, o almeno me lo auguro.” 

Rispetto all’increscioso aumento dei prezzi dei materiali, pare sia intervenuto lo stesso Legnini con un’ordinanza, che in gran parte, è andata a risolvere questo problema che nei mesi scorsi aveva bloccato numerosi cantieri, fermi oltre alle già preesistenti difficoltà di reperimento del materiale. 

Il sindaco di Acquasanta Sante Stangoni

Diversa la situazione ricostruzione ad Acquasanta Terme, dove il sindaco Sante Stangoni si ritiene soddisfatto soprattutto rispetto a quella privata dove “ad oggi ci sono centocinquantatré cantieri aperti, circa quaranta sono stati chiusi”. È la ricostruzione pubblica, invece, il nodo dolente del comune termale : “mi auguro che entro la fine dell’anno – racconta Stangoni – vengano fatte le gare di assegnazione appalti di tutti gli edifici pubblici del Comune, perché è importantissimo ridare al capoluogo il municipio, la scuola e il teatro, strutture indispensabili per un aspetto urbanistico e per un aspetto di decoro del paese”.

Un decoro che Stangoni, sa bene essere fatto di servizi pubblici di base, fra i quali sanità, istruzione e dalle attività commerciali private. Il sisma ha inevitabilmente ridotto della popolazione e vanno scongiurati i rischi di isolamento e la desertificazione territoriale

Motivi per restare…

Franchi è giovane ma consapevole: anche ad Arquata il rischio spopolamento purtroppo c’è, c’era già da ben prima del terremoto, e dopo questo si è sicuramente accentuato. Il tempo trascorso ha aumentato la sfiducia popolare e anche il CAS (contributo autonoma sistemazione), ha permesso a molti di “testare” una vita diversa. 

“Questo è un grande nodo, si ricostruisce ma i residenti un po’ sono scesi, anche se non di molto, in tanti vogliono restare a vivere ad Arquata o vogliono tornare a viverci, però c’è un forte rischio. Ecco perché sostengo sia importante insistere sulla velocità della ricostruzione anche delle aree perimetrate e soprattutto non di abbassare il livello dei servizi”.

Sul tema servizi non posso che accennare a quello scolastico: secondo l’ultimo piano redatto dall’ufficio scolastico regionale, è sempre più concreta l’ipotesi che vengano accorpate alcune classi delle medie nonché le quarte e quinte della scuola elementare. Franchi è letteralmente sul piede di guerra, pronto ad “azioni eclatanti”, ha chiesto al Governo una deroga, per il suo comune così come per tutti quelli colpiti dal terremoto del 2016 e resta fermo sul “no alle pluriclassi”.  Secondo Franchi” la pluriclasse ad Arquata non può esistere, ricostruire significa anche ricostruire un tessuto sociale partendo dalla scuola dal lavoro dai servizi, noi dobbiamo far sì che i servizi siano attivi e non che vengano tolti in aree che hanno rischiato molto e che finalmente stanno rialzando”.

Scotta il tema “scuola” anche ad Acquasanta, dove il rischio accorpamento per ora non è reale: “per il prossimo anno scolastico si manterranno tutte le classi perché i nuovi iscritti raggiungono il numero necessario e ci si augura  – continua il Sindaco – che nei prossimi anni tornino persone a vivere nel territorio per aumentare come ad esempio è accaduto per il  centro per l’infanzia:  tre anni fa eravamo partiti da quattro bambini con una capienza massima di undici, oggi ci ritroviamo quest’anno ad avere sedici richieste”. 

Nel rischio paventato dell’accorpamento dei plessi scolastici Arquata – Acquasanta, Stangoni dichiara “a disposizione per ciò che verrà deciso e ovvio che se ci fosse la necessità Acquasanta è pronta ad ospitare i gli studenti di Arquata in quanto territorio vicino, da sempre molto collegato e sinergico nei rapporti”.

 

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