Nello Cristianini a San Benedetto, l’intelligenza artificiale spiegata da uno dei massimi esperti

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Uno degli scienziati più influenti del decennio” (Thomson Reuters, 2014). Uno degli scienziati più influenti nel machine learning (AMiner, 2016). Non c’è nemmeno una sedia libera sul molo del Circolo nautico di San Benedetto del Tronto, nonostante il caldo asfissiante di questo luglio. Quando arrivo, in ritardo causa treno (ma per fortuna – per una volta posso dirlo – c’è il quarto d’ora accademico), mi salvo solo perché mi sono fatto prendere un posto. C’è una folla di persone attente (malgrado l’età media sia troppo alta) e pronte a commentare sottovoce ogni risposta di Nello Cristianini, 55 anni, professore di intelligenza artificiale all’università di Bath, nel Regno Unito. 

I Luoghi della Scrittura e Libri ed Eventi, del sempre straordinario Mimmo Minuto, sono riusciti a portare in città la presentazione del libro Machina sapiens. L’algoritmo che ci ha rubato il segreto della conoscenza, edito dal Mulino. Il tema è più attuale che mai, ma è l’autore a fare la differenza. Non solo per il curriculum, laureato in Fisica a Trieste, ha ricevuto un Master in Computational Intelligence a Royal Holloway, University of London, e un PhD in Engineering Mathematics alla University of Bristol. In precedenza, è stato professore alla University of California, Davis e alla University of Bristol, UK. Autore di articoli e libri tradotti in tutto il mondo, a fare la differenza (e il suo successo) anche nella divulgazione, è proprio la sua chiarezza cristallina. La semplicità con cui, attraverso i suoi esempi, riesce a spiegare realtà d’avanguardia.

Il punto di partenza è Alan Turing. “Uno dei padri dell’informatica, nel 1950, si chiede in un articolo: le macchine possono pensare? Si tratta di una vera e propria sfida, che si concretizza nel cosiddetto Test di Turing. Se la macchina può conversare con noi senza essere riconosciuta, trattiamola come pensante. Per anni ci abbiamo provato fino a che, dal 2023, abbiamo ChatGPT. Con cui conversiamo, che ricorda quanto abbiamo detto in precedenza e può usarlo… In uno studio molto ben fatto, realizzato da due psicologi, quasi la metà delle persone, dopo una conversazione lunga, era convinta di parlare con un essere umano. Come sia stato possibile, è l’oggetto del mio libro. Stiamo vivendo un momento storico che racconteremo, un giorno”.

Che cos’è l’intelligenza?Sappiamo definire che cosa sia? Tante sono le forme di intelligenza possibili. Mi piace ricordare il ‘messaggio dall’umanità’ che l’astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan preparò per le sonde Pioneer lanciate dalla NASA tra il 1972 e il 1973. Su una placca di metallo venne riportata la sagoma di due corpi umani, la mappa del sistema solare ed il diagramma di un atomo di idrogeno. Una formulazione che partiva dall’assunto che, qualunque alieno intercettasse il messaggio, saprebbe leggerlo perché evolutosi in un universo soggetto alle stesse leggi fisiche che ci governano. Il che è una visione decisamente antropocentrica. Infatti, se mostro questo messaggio alla mia gatta, pur essendosi evoluta nel nostro stesso universo… Ma varrebbe lo stesso se lo mostrassi a un essere umano di un altro Paese con un grado di istruzione ridotto. Nell’intelligenza artificiale non dobbiamo cercare degli altri noi stessi. Non a caso, la cattedra di Intelligenza artificiale di un mio docente quando ero studente all’università… esisteva lì dal 1973 e non da ieri”.

In pochi anni è successo qualcosa di straordinario. “Voglio raccontarvi una piccola storia autobiografica. Facevo il ginnasio e prendevo ripetizioni di greco da don Antonio, un prete che veniva a casa. Era il 1981. Avevo 14 anni, passavo il tempo davanti a un primitivo computer che avevo imparato a programmare da solo. Don Antonio, una sera, voleva chiedergli: ‘Quando è nato Alessandro Magno?’.  Era poco più che una calcolatrice e gli dissi che non poteva rispondere. Perché sappia quando è nato Alessandro Magno, devo programmarlo. Quasi arrabbiato, Don Antonio mi disse: ‘I computer non saranno mai come noi’.  Mi rimase impresso e ci ho riflettuto per anni. Molto tempo dopo ero in spiaggia con i miei nipotini ed era appena uscito Siri. E io, ricordandomi di questo fatto, ho chiesto: ‘Ehi Siri, quando è nato Alessandro Magno?’ e Siri mi ha risposto a voce, correttamente. Ora, se dovessi spiegare a Don Antonio come siamo arrivati, dall’81 al 2007, dall’impossibile al possibile, cosa gli direi? Dovrei raccontare che a un certo momento tutti avremmo avuto a casa un computer, che tutti i computer sarebbero stati collegati tra di loro. Che su Internet sarebbe nata un’enciclopedia di ottima qualità, Wikipedia, fatta da tutti in modo collaborativo.  E in parallelo: Wi-Fi, i cellulari… Il primo smartphone, nel 2007, era già intelligente. Oggi sono capaci di parlare, trovare strade, tradurre. E ancora: i social media, che siano Instagram o YouTube. Li installiamo e dopo qualche giorno hanno imparato i nostri gusti. Altro esempio di intelligenza. Ma niente di tutto questo è coscienza, sentimento, emozioni. Eppure, è un meccanismo che sta plasmando il mondo”.

La chiave di tutto è il machine learning. “Da tanti anni ci sono meccanismi che imparano. Che imparano a tradurre o a riconoscere le espressioni facciali e così via. La macchina analizza grandi quantità di dati (noi per la traduzione usavamo i testi del Parlamento europeo, che sono tradotti in tutte le lingue dell’UE), migliora progressivamente le sue capacità senza essere esplicitamente programmata per svolgere tali compiti. Per una trentina d’anni dal ’56 si è percorsa la pista, errata, di una macchina che imitasse noi. Ma oggi le traduzioni che ci vengono fornite non sono realizzate attraverso la logica, la linguistica moderna non c’entra nulla. Ci sono solo tanti esempi e un algoritmo statistico. Gli ‘esempi’ non sono altro che i dati sempre più presenti, spesso liberamente, online. Queste sono quelle che ho chiamato, nel mio precedente libro, ‘scorciatoie’. A cui aggiungere: ‘non chiedere alle persone cosa vogliono, ma registra dove cliccano’”.

Un caso molto importante è quello di AlphaGo.Una IA che ha imparato a giocare a Go, un antico gioco da tavolo cinese noto per la sua complessità, ben maggiore di quella degli scacchi. Giocando contro se stesso migliaia di partite, AlphaGo ha analizzato milioni di mosse, imparando dagli errori e dai successi. Ha battuto i suoi programmatori. Nel 2016, ha sconfitto il campione mondiale Lee Sedol e ha creato una nuova mossa sorprendente, che nessun giocatore umano aveva mai concepito, rivoluzionando così il modo di giocare a Go. E analogo processo è quello per l’automobile a guida autonoma. Ma si possono automatizzare molto compiti, come la diagnosi di una radiografia o il lavoro del dermatologo”.

E poi è arrivata ChatGPT.A partire dall’idea di costruire traduzioni fra le lingue, si è arrivati poi a qualcosa che completasse automaticamente un testo. Lo si è potenziato fino ad oggi. Ed è sconvolgente non il fatto che conversi. Ma che connetta informazioni provenienti da documenti diversi, non soltanto scritti. Per ora ha avuto accesso a una vasta quantità di informazioni da fonti presenti online come Wikipedia, i blog, i giornali e i libri in diverse lingue, cosa succederà quando avrà accesso ai 120 milioni di libri che sono stati scritti dall’essere umano?”.

I rischi.Come ogni tecnologia potente, anche questa è pericolosa. Per questo ci vogliono leggi chiare che possano evitare i possibili danni. Se ne parla da anni e bisogna dire che l’Unione Europea ha agito per tempo approvando il Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale. Tra gli utilizzi vietati ci sono le tecnologie per manipolare i comportamenti delle persone, la sorveglianza biometrica, la raccolta massiccia e illimitata di foto di volti da internet, il riconoscimento delle emozioni sul posto di lavoro o a scuola, i sistemi di punteggio sociale o la polizia predittiva, ovvero l’uso di dati sensibili per calcolare le probabilità che una persona commetta un reato. Le leggi possono essere certamente migliorate, ma intanto non è più una questione etica”.

Cerchiamo di meravigliarci per il mondo che sta emergendo, conclude Nello Cristianini.

Domande dal pubblico. “Mi raccomando, che non siano dei proclami…” avverte subito Cristiani. C’è spazio per una curiosa signora che scalpitava per sottolineare i problemi a livello ambientale o anche a livello di privacy. L’intelligenza artificiale ha infatti moltiplicato i consumi energetici e di acqua potabile per far funzionare i data center rispetto al semplice internet, così come si pone la questione della raccolta dei dati degli utenti. Tutte questione reali per Cristianini: “Ovvio che ogni azione ha un costo energetico e ambientale, ma come tutte le altre che gli esseri umani compiono. Da cui l’esigenza del risparmio e di una riorganizzazione generale che non riguarda, però, semplicemente i data center”. Un ottimista, come rivendica in tante interviste, fino in fondo.

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