con la collaborazione di Michelle Marafini
“Fratelli d’Italia è un partito di destra o di estrema destra?”. Questa è la domanda retorica che si pone Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.it e autore del libro “Nel continente nero. Le destre alla conquista dell’Europa”. Invitato dall’Anpi di Ascoli Piceno, ha continuato, riferendosi all’inchiesta di cui tutti ormai da settimane e presentata inizialmente così: “Backstair, l’unità investigativa di Fanpage.it, si è infiltrata con una giornalista sotto copertura tra le fila del movimento giovanile del partito di Giorgia Meloni: nella video inchiesta Gioventù Meloniana vi mostriamo come si formano le nuove leve della destra, fra inni al fascismo, paura per la stampa, apologia del terrorismo nero e insulti a neri e omosessuali”.
Infatti, “nella giovanile di FdI, che si presenta come moderata, in realtà si fa esattamente l’opposto di quello che accade normalmente nei partiti, in cui si entra rivoluzionari e poi ci si disciplina: qui si entra e si diventa dei neofascisti. La sensazione è proprio che entrando nel partito ci si indottrini. E sembrerebbe parte della loro strategia, vedendo l’inchiesta che abbiamo fatto in cui, nel momento in cui c’è la stampa, sono gli stessi leader a ricordare di non fare saluti romani, ecc. insomma, di dissimilare questa identità. L’inchiesta è stata molto vista, ma è passata sotto silenzio nei telegiornali e su molti quotidiani: una cosa molto grave”.
Una giovanissima dal pubblico facendo riferimento anche a questo ha chiesto: “Com’è che le giovani generazioni tendono così a destra? Cosa si può fare a livello di scuola e di politiche?”. La risposta è stata semplice ma realmente importante: “Ignoranza, pura ignoranza. E non basta semplicemente investire sulla scuola, bisogna cambiare il modo in cui la storia viene trattata. Pensiamo ai programmi, la storia recente viene marginalizzata perché l’Italia non sa fare i conti con quanto è successo. In generale il berlusconismo ha manomesso i programmi, ha eliminato la geografia, diritto ed economia hanno perso importanza e ore d’insegnamento. La destra lavora egregiamente per i suoi scopi, disconosce la storia, dissimila la realtà e quando la si riporta a galla… la ignorano”.
Ma tornando più precisamente al libro, “lo spostamento verso destra è già avvenuto e si è sviluppato su diverse direttrici. È una battaglia culturale, ancor prima che politica, che è già stata combattuta e che la destra ha in gran parte già vinto, o sta vincendo. Per comprendere e raccontare queste tendenze, mi sono occupato di sette Paesi, ognuno rappresentativo a suo modo di una di queste derive. Sono stato in Francia, dove il multiculturalismo si è sgretolato tra le rivolte nelle periferie e gli attentati di matrice islamista, e dove l’emergere del Front National di Jean-Marie e Marine Le Pen ha radicalmente trasformato il panorama politico. Ho visitato la Spagna, dove la questione catalana ha messo in crisi l’identità nazionale, favorendo la nascita del partito neofranchista Vox. In Svezia, ho osservato come la crisi dei rifugiati del 2015 abbia trasformato una nazione considerata una superpotenza umanitaria, che ora accoglie una delle forze politiche più xenofobe d’Europa all’interno della maggioranza di governo, seppur con un appoggio esterno. In Ungheria, ho documentato la deriva illiberale e il crescente controllo dei media da parte del governo di Viktor Orbán. In Polonia, ho assistito al confronto tra le destre confessionali e chi cerca di difendere i propri diritti sessuali e riproduttivi. In Germania, teatro della prossima battaglia sulle politiche climatiche, ho osservato le dinamiche in gioco. Infine, in Italia, ho analizzato l’impatto della crisi russo-ucraina e le ingerenze russe in Europa, ripercorrendo l’ascesa e il declino della Lega di Matteo Salvini, e successivamente il ruolo emergente di Giorgia Meloni in un Paese che sta uscendo dalla lunga fase della pandemia di Covid-19. Ciascuna di queste derive – dall’islamofobia al nazionalismo, dal negazionismo climatico all’identitarismo, dall’ostilità verso i diritti civili a quella verso i media indipendenti – si ritrova, in varie proporzioni, in tutte le esperienze citate, e non solo…”.
In particolare, la questione del finanziamento “è centrale nel libro e nelle destre, perché esiste una contronarrazione interessante. Se pensiamo alle forze economiche globali che sostengono un certo tipo di politica, di solito si fa riferimento alle élite finanziarie ed economiche che promuovono gli scambi e la disgregazione delle differenze. Eppure, nel momento dell’annessione russa della Crimea nel 2015, la Russia perde il sostegno dell’Occidente, ed emerge che ci sono elementi economici che legano la Russia ai partiti di destra. Durante l’amministrazione Obama è stato provato che ci sono stati dei versamenti dalla Russia a questi partiti. Ma le destre europee ricevono finanziamenti anche dagli Stati Uniti d’America, dai finanziatori di Trump e dai gruppi evangelici religiosi. Questi gruppi mettono in piedi associazioni di avvocati che ricevono molti soldi, utilizzati dalle destre europee per difendere chi è accusato di crimini d’odio e per minare il diritto all’aborto e i diritti sessuali, come nel caso degli episodi transfobici in Polonia. A un certo punto, è avvenuta una saldatura con le élite liberali. Ad esempio, a Fratelli d’Italia sono aumentate le donazioni private”.
Con una speranza, che la sinistra torni a fare – unita – la sinistra. “I casi di Spagna e Polonia, dove a una forte destra è seguita una inaspettata vittoria delle sinistra, ci offrono esempi di come campagne elettorali giocate sulla contrapposizione frontale e sulla mobilitazione della società civile in un fronte ampio e unito possono essere la risposta a quella forza egemonica che la destra, altrimenti, sembra destinata ad avere in Europa”.