Giovedì 3 agosto, presso il Caffè Boccascena di Ascoli Piceno si è tenuta la prima presentazione del nuovo libro di poesie di Alessio Alessandrini, edito da Polissena Fiabe e Poesie, una neonata casa editrice ascolana, fondata dalla coraggiosissima Annalea Vallesi.
In una “sala bar” ricavata lungo il lato del Chiostro Maggiore di San Francesco (Piazza Della Verdura) che si apre su via del Trivio, in un pomeriggio estivo ma arieggiato, l’editrice Vallesi ha presentato al pubblico la sua creatura e la silloge di Alessandrini.
Alessio Alessandrini, docente di lettere, poeta, collaboratore della casa editrice Arcipelago-Itaca Edizioni, lettore forte, ma soprattutto persona di grande gentilezza, che ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso lavorativo e umano, ha raccontato la gestazione di questi haiku in un dialogo molto fresco ed informale con la sua editrice e con quanti erano presenti all’evento. Questi testi, come viene anche ben spiegato in una breve nota introduttiva dell’autore, nascono circa dieci anni fa: Alessio stava per diventare papà. Eppure, a quel periodo così fecondo sotto il profilo personale, corrispondeva un periodo sterile sotto il profilo poetico. L’“unica cosa” che gli riusciva era comporre haiku: versi brevi, ma intensi, adatti a significare non la scarsità, la penuria, bensì la pienezza e la densità del verbo poetico. Infatti, proprio la concentrazione degli haiku è in grado di attestare il peso di ogni singola parola, preziosa e nutriente come gli “azzimi dal becco” che il “Merlo sul pruno/perde”: e così “Gemma il petalo”.La silloge presenta un’organizzazione consapevole e studiata: dopo la nota introduttiva sopra richiamata, c’è un Avvertimento in cui, in forma versificata, viene narrato il percorso di rinascita creativo dell’io lirico, un evento coniugato al modo universale dell’infinito: “Dopo una mareggiata/sorda, raccogliere/rami sordidi,/farne canneto,/confine o dorso/di flauto:/aprire la voce/Respingere o /offrire” (Relitti); successivamente ci sono quattro sezioni a tema naturalistico, secondo la tendenza degli haiku stricto sensu (Acqua, Aria, Fuoco, Terra) e una piccola appendice (Il cammino di Po’) dedicata a Diego, nato proprio nel mese di maggio dopo nove mesi di attesa esattamente come le poesie, date alla luce poco alla volta “tra il settembre 2012 e il maggio 2013, stagione di avarizia compositiva”, si legge nell’introduzione; ancora nella stessa Alessandrini scrive così: “Come per Pollicino le briciole di pane, così questi testi brevissimi segnano la strada per il ritorno e gli permettono di ritrovare la casa delle parole”; sempre sul solco dell’analogia tra produzione poetica e gestazione si legge: “In molti testi c’è riferimento a Po 一 abbreviazione di Pollicino 一 nome con cui avevo ribattezzato il mio futuro primogenito concepito proprio in quei mesi e nato il 10 maggio del 2013 laddove si chiude questa raccolta”.
Come ha sottolineato lo scrittore nel corso della presentazione, si tratta di un libro bello proprio come oggetto: un formato non standard, una carta di qualità, un font leggibile e una copertina azzurrina con un disegno realizzato dal piccolo Diego. Si tratta ovviamente anche di un bel libro sotto il profilo letterario.
Come è noto l’haiku è un genere di origine giapponese che risponde ad alcune regole ben precise di ordine strutturale: ognuno di essi deve constare di tre versi rispettivamente di 5, 7, 5 sillabe; essi inoltre devono ispirarsi alla natura. La tradizione occidentale ha rielaborato l’haiku originario adattandolo alla propria sensibilità estetica: Alessandrini dosa con equilibrio regola arcaica e scelta moderna.
Il mare è l’ambiente più adatto a rappresentare l’acqua: “Trombo aperto a onde/Mare è smeraldo verde/Pelli increspate”. Si nota l’essenzialità nelle frasi nominali (primo e ultimo verso) ad indicare l’imporsi degli eventi (le onde e gli effetti sulla pelle): l’elemento mediano è costituito dal verso centrale, spiegato nella costruzione dal verbo essere che connette mare e colore, una distesa immaginifica per il lettore; sotto il segno del nuovo, alcuni testi hanno il titolo e sono più lunghi: “(I) Onde a riva:/cammino è da rifare. Il mare è lima. // (II) Corrompe il mare, un’ala, un’orma/una strada,//creduta retta”(Maestrale). Il vento è simbolo dell’aria, e della sua libertà creativa: “Macina il vento/l’azzurro e la sabbia ocra:/modella volti”; “Spiaggia battuta/nella libertà dei venti:/orme e lasciti”; il fuoco può dolcemente declinare in un tramonto: “(I) Sulle colline/come ecchimosi accese/brucano i paesi. (II) Come arnie accese/ 一 necessità d’una casa 一brillano i paesi” (Tramonto). Il fuoco è l’elemento della libertà, della distruzione che ricrea, sempre, in eterno, come l’eterna immagine della propria città del cuore: “Taglio di luce./Frana porosa città/nel travertino (Ascoli Piceno)”. La terra, infine, è l’elemento della generosità e della bontà: “Le mani arancio./A bocce ferme ruota/il mondo: è miele” (Melocachi); facilmente si passa dall’io al Tutto, attraverso la vista e il gusto; è facile invocare la bontà delle semplici cose nella preghiera: “Bucce di fava./Caglio sapido in bocca./ Pane e olive”(Dacci oggi il nostro pane quotidiano). L’esaltazione della Natura è preludio ad una nuova nascita, lenta ma improvvisa, inclusiva delle vite umane e della creazione poetica. Si legge nell’appendice questo componimento, emblematicamente intitolato Pollicino: “Per arrivare/quanti sassolini Po’:/maggio adagio adagio”; ma “Maggio è papaveri/polline, fulmini e/finalmente tu” (Adagio).
In questa appendice, dunque, si chiude perfettamente il cerchio aperto nell’introduzione e si avverte al tempo stesso che la circolarità conchiusa ha portato ad un accrescimento panico, universale, inclusivo di macrocosmo e microcosmo, di individuo e Natura.
A portare a felice compimento la serata sono state le considerazioni del prof. Antonio D’Isidoro che ha sottolineato la ricchezza lessicale che tali versi, proprio per la loro sintesi, per il loro carattere “ermetico” sanno sprigionare.
Invito tutti a leggere queste poesie bellissime e a meditarle: nella società frenetica in cui viviamo è necessaria un’“ecologia della parola”, intesa come attenzione al logos, che spesso può risuonare davvero solo nel silenzio, nella parsimonia, nella rarità. Tre versi poetici possono rivelare un Mondo e per conoscerlo il lettore deve assaporarli nella loro “essenza essenziale” e fondamentale.
Foto di Giorgia Spurio
Sono Annalea Vallesi. Grazie per l’articolo, ma non ho presentato per la prima volta la mia casa editrice il 3 agosto: io ho fatto quattro presentazioni per altri autori e rispettivi libri editi da Polissena. Quest’ultima è per Alessandrini e per questo autore non ne farò altre. Ho iniziato l’attività a febbraio e ho pubblicato sei titoli, ecco l’indirizzo e il link del mio sito: http://www.polissena-fiabe-e-poesie.it