Continuano i nostri articoli dell’Ithaca Academy. I giovani che prendono la parola per raccontarci ciò che sta loro a cuore:
Una sala; 50 poltrone imbottite di colore nero; circa una trentina occupate da donne e uomini, giovani e anziani; un grande schermo fa da sfondo ad un palco scenico illuminato da luci gialle, calde; ragazzi dai 18 ai 24 anni recitano un ruolo.
Sabato 7 gennaio 2023 sono stata invitata a vedere uno spettacolo teatrale al Cinema Margherita di Cupra Marittima, una piccola località balneare a circa 8 km da San Benedetto del Tronto.
Il titolo in dialetto cuprense è “Noi semo de Mara’”, che in italiano corretto sta per – Noi siamo di Marano- borgo medievale della città. Infatti a curare questo spettacolo sono stati i ragazzi della Parrocchia San Basso di Cupra, con la regia di uno di loro e con l’obbiettivo di raccogliere offerte per poter partecipare alla GMG Lisbona 2023, la giornata mondiale della gioventù, che quest’anno si terrà per l’appunto a Lisbona.
Quel giorno non ho assistito soltanto ad una rappresentazione teatrale, ma ho guardato oltre e ho visto e vissuto nuovamente dopo tanto una delle cose più belle dell’adolescenza, che è anche una di quelle che la pandemia ci ha strappato crudelmente dalle mani: giovani che fanno gruppo per divertirsi insieme, condividendo una passione, in questo caso quella della recitazione, e legati da un filo rosso che li unisce, la fede… un’altra cosa che la pandemia ci ha tolto.
“[…] Ho lo sguardo rivolto ad agosto del 2023 e sto guardando all’incontro di tutti voi. E voi, in Portogallo e nei diversi Paesi, state lavorando come volontari guardando nello stesso senso. Non è facile perché andiamo di crisi in crisi […]. In mezzo a tutte queste crisi dovete preparare ed aiutare affinché l’evento del 2023 sia un evento giovane, un evento fresco, un evento con vita, un evento con forza, un evento creativo. […] Se non sarete creativi, se non sarete poeti questo incontro non andrà bene, non sarà originale, sarà una fotocopia degli altri incontri […]. Le crisi si superano insieme, non da soli e ci mettono alla prova affinché ne possiamo uscire migliori. Perché dalle crisi non si esce uguali: o ne usciamo migliori o peggiori. E la sfida che abbiamo davanti è di uscirne migliori […]. Fate questa poesia della creatività guardando ad agosto 2023.”
Queste sono le parole che Papa Francesco ha rivolto a tutti i ragazzi del mondo per esortarli a vivere un’esperienza unica. La GMG non è solo una giornata, ma è innanzitutto un viaggio al quale partecipano giovani da tutto il mondo, di tutte le età, che partiranno dalle città in cui vivono per incontrarsi in una meta comune dove saranno accolti a braccia aperte dal Papa.
La fede di cui voglio parlarvi però, quella che ci è stata tolta, non è la fede religiosa ma è la fede nel suo significato etimologico. La parola fede viene dal latino fides che vuol dire fiducia, stima, ma anche reciprocità tra i cittadini, una delle cinque virtù fondamentali del mos maiorum, nonché la Fides, intesa come dea romana della lealtà e della fedeltà. Naturalmente ha anche origini greche: la “pìstis”, che come primo significato ha fiducia, seguito da quello di fede religiosa, credenza, fedeltà, onestà, garanzia.
Quindi vivere con fede non significa esclusivamente credere in Dio, come molti erroneamente pensano, ma è un concetto molto più ampio, che ognuno di noi dovrebbe far proprio dandone un’interpretazione personale. Dal mio punto di vista la fede è sinonimo di fiducia, fiducia nella vita e in ogni aspetto che la riguarda, in ciò che siamo, in ciò che vorremmo diventare e negli altri. Fidarsi ed affidarsi è difficile ed anche rischioso… tutti ci siamo sentiti traditi almeno una volta e non solo da qualcuno o qualcosa di esterno, ma da noi stessi e dalle nostre aspettative. Forse è questo che c’impedisce di essere autori attivi del nostro futuro: aspettiamo che le cose accadano e che i problemi si risolvano, dimenticandoci che il tempo scorre tra le nostre mani fino ad esaurire se non troviamo il modo di afferrarlo. Per questo scegliamo di non scegliere e abbiamo paura e soprattutto ansia (sentimento per eccellenza della nostra generazione) delle conseguenze e delle rinunce. “Esistere significa “poter scegliere”; anzi, essere possibilità. Ma ciò non costituisce la ricchezza, bensì la miseria dell’uomo. La sua libertà di scelta non rappresenta la sua grandezza, ma il suo permanente dramma. Infatti egli si trova sempre di fronte all’alternativa di una “possibilità che sì” e di una “possibilità che no” senza possedere alcun criterio di scelta. E brancola nel buio, in una posizione instabile, nella permanente indecisione, senza riuscire ad orientare la propria vita, intenzionalmente, in un senso o nell’altro.”
Le parole del celebre filosofo esistenzialista Soren Kierkegaard tratteggiano al meglio uno dei lati della personalità di ogni adolescente che si rispetti, quello dell’inerzia; ma v’invito a rileggerle in chiave non solo pessimistica e passiva, ma anche positiva ed oggettiva: siamo costretti a fare scelte che comportano rinunce che a loro volta provocano sofferenza, ma, dal momento che non possiamo fuggirle, dobbiamo affrontarle con fiducia sta volta intesa come speranza, perché non ci resta che credere nei nostri sogni e nei nostri obiettivi.
Ora vorrei tornare con la mente al 7 gennaio, tra quelle poltrone nere imbottite dove sono nate queste riflessioni: quei ragazzi sono saliti su un palco che li porterà a Lisbona, da un paesino alla capitale del Portogallo, che pullulerà di freschezza, gioventù, voglia di vivere, di sognare e di aver fede. Questo secondo me è stato il loro contributo, forse inconsapevole, per la rinascita di uno spirito collettivo di unione e di condivisione, ma soprattutto di fiducia e di speranza.
Ecco il mio di contributo, un articolo che voglio concludere con un augurio da parte mia attraverso la voce di Eraclito, un grande filosofo del VI-V secolo a.C.: “ Ἔλπηθαι ἀνέλπιστον” – “Spera l’insperabile”.’