Sono giovani… ma cresceranno

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La carica dei sindaci giovani, che sia veramente il ricambio? Incontro con Marco Fioravanti sindaco di Ascoli Piceno

Da bambini sono adorabili. Innocenti, teneri, bisognosi di affetto. Poi, verso i tredici anni, la pacchia dei genitori finisce e iniziano i conflitti. Sempre più precocemente e in maniera sempre più netta, gli adolescenti tracciano i loro confini, impenetrabili per gli adulti. Sono i giovani di oggi, di fronte ai quali, noi che non siamo più giovani, ci accorgiamo d’essere stati alla loro età poco più che bamboccioni.

Forse per questo per arrivare ci abbiamo impiegato tanto, mentre loro il tempo lo stanno bruciando se appena adolescenti sono già in corsia di sorpasso.

Lo sono sul lavoro, lo sono nello sport, dove si è già vecchi a trent’anni, lo sono anche in politica. Ma se nello sport è un’esigenza e nel lavoro una necessità, in politica sta diventando una tendenza, così la curiosità di conoscere che “materiale umano” ci sta governando, aldilà delle baruffe televisive, è irrefrenabile.

Intervistare un politico però non è facile, tante e tali sono le variabili di contesto di cui tener conto nell’abbozzare uno schema di conversazione; tanti e tali i compiti di un sindaco, in proporzione ai mezzi di cui dispone; tanti e tali gli specialismi da padroneggiare. Solo l’autodisciplina, per quanto ormai traballante, mi ha aiutato a respingere la tentazione della rinuncia (‘Rinuncia, rinuncia!’ risponde ridendo la guardia kafkiana all’uomo incerto sulla via da seguire). Per conto mio avrei aggiunto “testa dura”, educato, rispettoso dell’altrui pensiero, ma affascinato dalle avventure.

Il primo appuntamento è con il sindaco di Ascoli, Marco Fioravanti. Nonostante la giovane età può definirsi già un politico. Io politica non ne ho mai fatta tranne un breve periodo al circolo DC Maritain, ma lì con Tonino Carino, Luigi Vitelli e Bruno Argieri arzigogolavamo intorno all’idea di creare un giornale, più che fare politica. Soldi non ne avevamo ed il giornale restò un sogno. 

Il mio tempo politico è rimasto al rispetto reciproco, alla verve dialettica, ai comizi in piazza con folle oceaniche, ai “santini” e ai libretti satirici. Al massimo a qualche naso rotto, ma subito dopo insieme allo stadio per tifare la stessa squadra. 

Cosa può esserci in comune, allora, tra due persone diverse, uno che fa politica “professionalmente“ e l’altro che la politica la segue annoiato e con distacco? Me lo sono chiesto, ma non ho trovato risposte se non che tutte e due siamo innamorati della stessa cosa: Ascoli e la sua millenaria cultura, le sue tradizioni, i suoi tesori urbani.

Quando Marco Fioravanti si presentò alle elezioni il suo obiettivo era quello di far uscire Ascoli dallo stantio provincialismo in cui era stata relegata per anni., forte del concetto che Ascoli era ed è una città unica, una città speciale. Ovvio che non possiamo non partire da qui nella nostra intervista.  In cosa è diversa Ascoli dalle altre medie città italiane? In cosa lei vuole che sia diversa nel futuro?
A livello artistico-culturale, credo che Ascoli rappresenti un vero e proprio gioiellino, unico in Italia: il bianco travertino del centro storico, le Cento Torri, le tipiche rue, la montagna e il mare a egual distanza e raggiungibili entrambi in appena venti minuti. Una città a misura d’uomo: di bambini, famiglie e anziani. Una città tanto bella quanto ferita da alcune problematiche: prima l’annosa crisi economica che ha investito il centro-sud Italia oltre un decennio fa, poi il drammatico terremoto che ha portato a un progressivo spopolamento di Ascoli e – in generale – di borghi e aree dell’entroterra. È questa la cosa che vorrei cambiare maggiormente, attraverso progetti concreti e una visione politico-amministrativa lungimirante che permettano ad Ascoli di recuperare abitanti e residenti. 

Quali obiettivi e quali progetti chiave allora ha in programma? Quanti ne ha iniziati, quanti ne ha già portati a termine?
La riqualificazione di Corso Trento e Trieste, tra le arterie più importanti della nostra città, è sicuramente un obiettivo del nostro mandato. Abbiamo dato il via a un intervento atteso da oltre trent’anni e che è nostra volontà terminare entro la fine del 2023. Sono fiero inoltre di aver riconsegnato alla cittadinanza la scuola di Poggio di Bretta, primo edificio in cui sono stati portati a termine i lavori di miglioramento sismico post- terremoto. E sono orgoglioso di aver messo mano alle tariffe dei parcheggi, drasticamente diminuite grazie al nostro intervento. Ma siamo a lavoro su tanti altri temi: impianti sportivi, cultura, eventi, lavori pubblici, green e qualità della vita e altro ancora. 

Cosa pensa di fare per favorire l’insediamento di nuove imprese nel campo delle attività ad alto contenuto di conoscenza? (nuovi poli direzionali, poli tecnologici, sinergie con università.
Su questo fronte stiamo ragionando sulla realizzazione di un Polo Scientifico e Tecnologico, conn l’apporto di enti, istituzioni e privati, mentre una nuova area commerciale sorgerà presto in via Piceno Aprutina, dove sono già terminati i lavori di demolizione dei fabbricati nell’area ex Moscatelli. Siamo inoltre al lavoro con le Università di Camerino e Politecnica delle Marche per implementare nuovi corsi universitari: abbiamo già inaugurato quelli in Fisioterapia, Infermieristica, Sistemi Agricoli Innovativi e il dottorato di ricerca nel settore dei materiali compositi, di concerto anche con l’Hp Composites, e il prossimo anno arriverà il nuovo corso in “Tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia”. Vogliamo inoltre garantire nuovi alloggi universitari, al fine di migliorare a 360° l’offerta formativa presente nella nostra città. 

Mobilità e infrastrutture: la rete della viabilità è sovraccarica, ed è auspicabile un’organizzazione dei flussi di traffico per ridurre la congestione e aumentare le velocità medie di percorrenza. Quali iniziative?
In questo periodo, anche a causa dei numerosi cantieri per la ricostruzione post-terremoto, si è ridotto il numero dei parcheggi, che – in particolar modo in centro storico – crea qualche problema  per la cittadinanza. Ma i lavori sono necessari e stiamo cercando di ridurre al minimo i disagi. Quello che invece andrebbe cambiata è la nostra cultura: spesso ogni macchina è utilizzata da una sola persona, quando ci si potrebbe organizzare diversamente muovendosi più persone con una singola macchina o impiegando mezzi pubblici, motorino o bicicletta, che permetterebbero una decongestione del traffico. Aggiungo che come Amministrazione siamo fortemente impegnati per  migliorare la qualità della vita, del verde e del bene pubblico. Il progetto “Adotta un monumento, un’aiuola, un’area verde, una rua” sta dando risultati importanti. Ne siamo felici e vogliamo continuare su questa strada. 

Una parola sugli immigrati, un fenomeno da arrestare, da accompagnare o da incentivare? Quanto spende per l’accoglienza? Cosa fa e quanto spende per accelerare l’integrazione impiegandoli in lavori socialmente utili e non farli bighellonare in strada?
Un fenomeno da gestire con cognizione di causa e attenzione. Accoglienza non è sinonimo di integrazione, ecco perché è importante mettere a disposizione di queste persone i mezzi utili per integrarsi con la nuova realtà in cui si trovano a vivere. Faccio un esempio citando il progetto del “Reddito di Civiltà”, sul quale, come Amministrazione, puntiamo fortemente: è rivolto ai cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari in regolare permesso della carta di soggiorno e consenta loro di affacciarsi al mondo del lavoro attraverso una misura ben diversa dal mero assistenzialismo, ma che fornisce una giusta retribuzione per il lavoro svolto in enti, aziende o cooperative. 

Problema sicurezza. Agisce sulla percezione (con vigili, polizia, ronde) tamponando gli effetti, ma quali sono le cause?  

Come Amministrazione siamo già intervenuti con l’aumento del numero di telecamere e il miglioramento del servizio di videosorveglianza, in una città in cui comunque vi è un alto tasso di sicurezza e un basso tasso di criminalità. Per agire sulle cause però, va cambiato il nostro modo di essere: noi possiamo mettere fototrappole e punire con sanzioni chi conferisce i rifiuti in maniera errata o chi deturpa un monumento, ma credo che solo attraverso attività e iniziative di sensibilizzazione si riesca davvero ad agire alla radice, per far cambiare gli atteggiamenti di coloro che attuano comportamenti dannosi per la collettività. 

Anziani, non autosufficienti. quanti sono gli assistiti. A quanti pensa di estendere l’assistenza nei prossimi anni?

Le modalità di assistenza sono davvero tantissime: sostegno dei nuclei familiari con soggetti non autosufficienti, politiche di valorizzazione della terza età, azioni per la tutela dei minori e per stimolare la cultura dell’affido e dell’adozione. Ma anche interventi volti alla tutela dei soggetti fragili e al miglioramento dell’assistenza alla disabilità, la valorizzazione del terzo settore e dell’associazionismo nei programmi di intervento sociale, il miglioramento della qualità della vita attraverso progetti di inclusione sociale. E poi ancora le attività di conoscenza, formazione e prevenzione sulle dipendenze, i percorsi di riabilitazione e di reinserimento sociale e lavorativo e le politiche di contrasto alla violenza di genere. Senza considerare tutti gli interventi messi in campo durante l’emergenza Covid, per sostenere e aiutare la popolazione a livello economico, sociale e psicologico in quello che è stato un periodo molto difficile per ciascuno di noi. 

Di quali beni comuni ha bisogno la città (rotatorie, svincoli, parcheggi)? Quanto occorre per attrezzarli? Come pensa di trovare le risorse: alienando beni o a debito?
Anche in questo settore non siamo rimasti con le mani in mano. Nella frazione di Mozzano, lungo la strada Salaria, grazie al lavoro congiunto con Regione Marche e Anas siamo a lavoro per la realizzazione di una rotatoria in una strada che, purtroppo, in passato è stata protagonista di tanti incidenti. A livello di parcheggi siamo intervenuti mettendo mano alle tariffe per la sosta a pagamento in centro storico, ma siamo al lavoro per ideare ulteriori strategie che possano far fronte alla problematica nata con l’avvio dei cantieri post ricostruzione. Le risorse si trovano in vari modi, anche se la gran parte degli interventi comunali sono già previste nel piano delle opere pubbliche, sulle tempistiche invece possiamo fare poco: le lungaggini burocratiche le conosciamo tutti e rappresentano forse il problema principale nella realizzazione dei vari progetti. 

Io ho una certa età, ricordo che quando ero bambino, la nostra economia era agricola, con un settore artigianale di qualità. Poi sono arrivate le industrie e tutto è stato stravolto. Le industrie hanno approfittato dei benefici della Cassa per il Mezzogiorno e poi sono sparite dalla circolazione, creando solo una massa di disoccupati. In questa situazione sarà il turismo a prenderne il posto? E se sì a quali iniziative sta pensando?
L’economia agricola e artigianale è un qualcosa che non deve morire, ma che va salvaguardato, tutelato e valorizzato perché rappresenta il vero cuore pulsante dei nostri territori. E lo vediamo nelle piccole botteghe che ancora oggi, nonostante le difficoltà, vanno avanti e mantengono vive le nostre tradizioni. Ovviamente però dobbiamo puntare sul settore turistico: questa estate ad Ascoli si sono registrati numeri di presenze che non si vedevano addirittura dal 2015, ultimo anno prima del drammatico terremoto. Stiamo lavorando tantissimo sulla promozione della nostra città e i risultati si vedono: strutture ricettive sold out, ristoranti pieni e piazze gremite di persone. Abbiamo fatto tanto, ma non vogliamo certamente accontentarci: sempre più turisti devono conoscere la nostra fantastica città. 

“La cultura muove le montagne”, ci crede veramente o è solo uno slogan che ha funzionato a
metà? Che iniziative pensa di mettere in campo perché il turista, il visitatore debba venire in
Ascoli perché in Ascoli trova qualcosa che altrove non c’è (parlo di attività culturali e
spettacolo)? Come intende organizzare gli spettacoli evitando sovrapposizioni di manifestazioni, con una cabina di regia, con un city manager o cosa? 

Ci credo assolutamente. Ci credevo prima, quando abbiamo candidato Ascoli & Piceno a Capitale Italiana della Cultura 2024, ci credo ancora di più oggi, nonostante la scelta finale non ci abbia premiato. Motivo per cui stiamo portando avanti i progetti previsti nel dossier, continuando a lavorare in stretta e sinergica collaborazione con tutti gli altri Comuni della nostra provincia. L’idea di Ascoli Città Metromontana parte da qui: il capoluogo come città madre, pronta ad accogliere e abbracciare i territori limitrofi, valorizzandoli e valorizzandosi al tempo stesso. Eventi e spettacoli? Quest’anno abbiamo registrato uno straordinario successo con la prima edizione dell’Ascoli Summer Festival, che ha visto salire sul palco di Piazza del Popolo artisti di successo come Mecna&Coco, Ariete e Brunori Sas. Ma penso anche alle tante mostre culturali allestite, agli spettacoli di successo a Teatro, dalla lirica all’opera, al Controvento Festival, al Festival del Fumetto, La Milanesiana, il Piceno Cinema Festival e tanto altro ancora. Abbiamo organizzato tutto ciò grazie a uffici e personale competente, quindi è così che continueremo a fare. 

Perché non specializzare l’uso dei tre teatri? Che fine farà lo Spontini, oggi né carne e né pesce? 

Siamo a lavoro anche su questo. Nel nuovo anno nasceranno infatti due diverse fondazioni. La prima, la “Fondazione Ascoli Cultura”, si occuperà della gestione di tutti i contenitori culturali di proprietà dell’Amministrazione, a partire dall’Istituto Spontini, i Teatri e i Musei. Ci sarà invece un’altra Fondazione, costituita come evoluzione del Comitato di scopo Ascoli 2024, che permetterà a quest’ultimo di divenire un organismo permanente e fungerà da vera e propria cabina di regia per la definizione, lo sviluppo, la rappresentazione e la divulgazione del brand Piceno come destinazione turistica a base culturale. La bozza dell’atto costitutivo è già pronta, ma si sta ragionando anche con altri soggetti e stakeholders che potrebbero essere interessati a far parte di tale Fondazione. 

In confidenza qual è il progetto a cui tiene maggiormente?
Non un progetto, ma un’idea. Restituire agli ascolani una città migliore di come ce l’hanno consegnata. Perché un amministratore prende in prestito un territorio, lavora per farlo crescere e poi lo riconsegna ai cittadini, che ne sono i veri proprietari. Questo è ciò che voglio: che alla fine del nostro mandato, gli ascolani vedano ripagata la fiducia che hanno riposto in me e negli altri amministratori. 

Un’ultima annotazione la lascia per la cultura che può essere il traino per il cambiamento, per ricostruire un mondo che  sembra sempre di più sfaldarsi in quelli che sono i principi fondanti di una società. Non a caso ha fatto suo il il light motif  della Capitale della Cultura 2024 “la cultura muove le montagne

Sai che abbiamo lavorato nella stessa azienda? – mi dice salutandomi – In  periodi diversi perciò non ci siamo incrociati.  

Forse per questo ci sentiamo uniti, perché in certe cose lo spirito di appartenenza rimane per sempre. Come l’essere ascolano che supera ogni appartenenza politica. Siamo ascolani e questo basta. 

Quando mi capita di passare davanti allo stabilimento, però, un magone mi stringe la gola: nostalgia di tempi passati, nostalgie di come abbiamo costruito l’azienda, nostalgia per tanti posti di lavoro. creati. Nostalgia per una giovinezza che non c’è più.

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