Ricordi del tempo che fu

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Il Natale e  gli appuntamenti canonici di grandi e piccini, ovvero le tradizioni che spariscono

In principio il Natale non aveva una sua data. I Vangeli stessi non dicono nulla sul giorno e si ha ragione di credere che anche la chiesa primitiva la ignorasse. Si diceva semplicemente “sul finir dell’anno  o il 6 gennaio”, come sostenevano i cristiani egiziani.

Il primo cenno di un 25 dicembre si ha nel 336 d.C., VII giorno prima delle calende di gennaio. Per avere l’ufficializzazione, però, si deve arrivare alla metà del IV secolo quando il vescovo Cirillo di Gerusalemme, forse stanco di questa incertezza, chiese a papa Giulio I di stabilire una data univoca che i dottori della chiesa identificarono nel 25 dicembre. Data non scelta a caso, ma che, come altre festività cristiane, andava a cancellare una festa pagana. In quel caso “la festa del sole” che diventò la festa di Colui che il sole creò. E se gli antichi in quel giorno accendevano grandi falò, tra i cristiani rimase la tradizione, ma con diversa motivazione: il fuoco non serviva più per ridare vita al sole morente, ma per scaldare il Bambino e illuminare la via ai pastori ed ai Re Magi. Questo nelle campagna. Nelle città dove era meno pratico accendere fuochi senza correre il rischio di causare incendi si prese l’abitudine di mettere nel camino di casa il ceppo, cioè un grosso pezzo di legno (il più grosso custodito per tutto l’anno con cura) che doveva ardere fino all’epifania.

Ma il Natale è il Presepe. Il primo presepe, di cui si conosca l’esistenza è stato quello vivente, realizzato nel 1223 a Greccio da San Francesco e subito entrato nella tradizione cristiana, al punto che in molte parti non avendo modo di realizzarlo in carne ed ossa, passarono a ricostruzioni scenografiche intese a riprodurre il mondo della Natività. Qualche cosa sospesa tra teatro sacro, pittura, scultura e creazioni sceniche. 

Nel tempo la tradizione andò consolidandosi al punto che ogni chiesa realizzava il suo presepe fino a diventare un vero e proprio concorso tra le chiese con religiosi e fedeli che facevano a gara nel trovare rappresentazioni sempre più originali. In Ascoli il più bello era quello del convento di San Serafino. Ricordo che il 26 era un rito andar per chiese e vederli tutti. Al pari delle chiese si iniziò a farlo anche nelle case ed anche qui la fantasia delle persone ebbe libero sfogo.

Dire Natale per i bambini era dire letterina e Befana, naturalmente; ma quella aveva un sapore dolce e amaro: portava i giocattoli (per i fortunati) ma chiudeva le vacanze e il giorno dopo si tornava a scuola. 

Per gli adulti invece gli appuntamenti erano la fiera di San Tommaso, la Vigilia e, naturalmente, il pranzo di Natale, che cominciava alle 13, dopo la messa solenne di mezzogiorno e finiva… mbè finiva con il ricollegarsi con… la cena perché in quel giorno ci si abbuffava consci che nelle settimane a seguire il digiuno era d’obbligo, per un fatto religioso, anche se sotto sotto era per i pochi soldi rimasti.

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