Sotto a un fresco pergolato, in uno spazio verde incastonato nel quartiere popolare di San Giacomo, nel centro storico di Ascoli Piceno, le fondazioni “Don Giuseppe Fabiani” e “Angeli del bello” hanno messo in scena una rappresentazione di canzoni, filastrocche e poesie recitate nei dialetti che caratterizzano le diverse zone del Piceno.
Dopo i ringraziamenti alle associazioni che hanno reso possibile l’evento e a seguito di una breve presentazione, Marco Pietrzela, musicista e musicologo ascolano, parla di una delle sue più importanti incisioni discografiche, “Eco del Tronto”, che deve il proprio nome all’omonimo giornale venduto in tempi passati nella Città delle cento torri. Proprio come il fiume Tronto, spiega Pietrzela, la raccolta di poesie e canzoni scelte per il disco attraversano tutta la provincia, passando per la montagna, fino ad arrivare al mare.
Iniziano così l’ascolto e la spiegazione di alcune delle più popolari canzoni in dialetto ascolano e montegallese. Tra una canzone e l’altra vengono spesso proposti spunti di riflessione legati all’aspetto popolare, alle tradizioni e alla lingua dialettale che, a detta di Pietrzela, può essere usata anche per trattare temi impegnativi, come ha fatto il dottor Marco Scatasta dedicando una poesia in dialetto ai bambini non nati.
Terminato l’ascolto delle canzoni, l’attenzione dei partecipanti si focalizza sulle poesie, alcune registrate e alcune recitate dal vivo, su temi di grande rilievo a livello locale, tra i quali rivolte, leggende e racconti legati al fascismo nelle zone del piceno. Una volta esaurito il repertorio di filastrocche e poesie proposte, dopo un breve ringraziamento segue un caloroso applauso del pubblico, che una volta terminato l’evento, con il profumo dell’uva fragola pronta per essere colta presente sul pergolato, si confronta, rigorosamente in dialetto, sulle esperienze di vita, le superstizioni, le credenze e le vicende dei “bei tempi passati”.