Parliamo di Ascoli, obiettivamente

Qualche giorno fa abbiamo ricevuto una garbata telefonata dall’addetto stampa dell’Ascoli calcio, con la quale venivamo diffidati dal continuare a scrivere contro l’Ascoli, altrimenti ci avrebbero denunciati.

Per correttezza siamo andati a rileggere gli articoli scritti dal nostro Sandro Conti. Siamo risaliti a tre mesi fa, pronti ad andare oltre se fosse necessario. Pur volendoci mettere tutta la cattiveria possibile non siamo riusciti a trovare nulla di falso, offensivo e scorretto. A meno che l’Ascoli calcio non pensi che non essere d’accordo su quello che succede in società sia un reato. A quanto ci risulta né il codice civile e né quello penale contemplano un simile articolo.

Potremmo scomodare il diritto di cronaca, la libertà di opinione e via di questo passo, ma non lo facciamo perché, se non lo si fosse capito, noi, come la proprietà dell’Ascoli, vogliamo la stessa cosa, cioè le fortune della squadra. E se ogni tanto mettiamo il dito nella piaga lo facciamo per stimolare tutti gli attori in campo, noi compresi, a correggere il tiro per riportare la squadra in alto, dove la storia dice che merita di stare.

Se la proprietà investe denaro (e non poco), se l’allenatore fa di tutto per garantire i risultati, se i giocatori danno del loro meglio ogni volta che scendono in campo, la stampa può solo stimolare quando le cose non vanno, facendosi portavoce del malumore o della felicità dei tifosi.

In questo senso può succedere di non essere d’accordo su tutto ma da questo arrivare a dire che siamo disfattisti e falsi credo ci passi non un fiume ma un oceano.

Quando seguivamo l’Ascoli di Mazzone, di Renna, di Boskov, abbiamo sempre detto la nostra ma nessuno, Rozzi in testa, ha mai pensato o ci ha accusato di disfattismo. Siamo giornalisti di provincia, allievi, del nostro amico Tonini Carino e come tali, anche tifosi e forse questo ci appanna un po’ la vista. al punto da essere critici con l’arbitro (e Conti in questo non dimentica nulla) e con gli avversari, ma non con la società per partito preso.

In fondo noi abbiamo bisogno della società, della sua dirigenza, dei suoi giocatori, per fare un giornale, e la società ha bisogno della stampa per fare da cassa di risonanza verso i tifosi. Se queste due cose si combinano navigheremo insieme verso lo stesso traguardo: essere i primi della classe. Ma senza inutili sviolinate.

Redazione

La raccolta degli articoli di Ithaca non firmati

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