Su Ithaca siamo più volte intervenuti nel dibattito sulla scuola in questi mesi: in particolare abbiamo parlato di edifici scolastici (QUI), Dad e insegnamento (QUI e QUI), di alternanza scuola-lavoro (QUI e QUI), le ragioni delle proteste studentesche (QUI e QUI); altre volte abbiamo lasciato parlare studenti e studentesse direttamente su vari temi, con i nostri focus group (QUI, QUI e QUI), o con il racconto del test di medicina (QUI). Oggi ospitiamo Irene Ferri, giovane liceale che ci racconta, in un ironico apologo, la scuola italiana.
“Chiedersi cosa non vada nelle scuole italiane è una domanda veramente ingenua, inutile direi. Per di più che la risposta ci sia fornita dai notiziari ogni giorno. I migliori commenti credo siano: ‘La scuola italiana sforna menti che sono invidiate in tutto il mondo’; ‘la quantità di nozioni che vengono insegnate agli studenti italiani è unica e di gran lunga supera quella delle altre scuole nel mondo’. Insomma è evidente che il problema, se crediamo che ci sia un problema, è tutto nelle nostre menti.
Per questo vorrei elencare i pregi, anzi le virtù, di una scuola tanto mal vista da chi la frequenta.
Partiamo dalla sua Amministrazione (importante è l’A maiuscola). Essa è talmente efficiente da inviare agli alunni la comunicazione, per esempio, della chiusura della scuola per qualche causa superiore (adesso irrilevante) la sera alle 21 del giorno precedente quello interessato. Certo a questo punto qualcuno di voi uditori potrebbe ribattere dicendo che la comunicazione si sarebbe potuta spedire prima. Ma pensiamoci attentamente, non c’è nulla di cui lamentarsi: con l’incertezza sul da farsi gli studenti hanno impegnato un intero pomeriggio a studiare come forsennati invece di usare quel tempo per stare un po’ all’aria aperta. Bisogna dirlo, gli hanno fatto un gran favore, col clima così mutevole di questi ultimi anni si sono risparmiati un raffreddore o una polmonite. Decisamente peggio di un po’ di mal di testa da studio.
Ma questa è solo una delle infinite qualità del sistema scolastico.
Andando avanti, chi non ha un amico o un parente in un’altra nazione o, se non conoscenze dirette, non ha letto riguardo le scuole fuori dall’Italia. Si sente di ragazzi sempre così rilassati durante le loro estati come se la scuola non esistesse, nonostante inizi una settimana prima e ne finisca una (se non più) dopo quella italiana. Per loro l’apprendimento non è visto come un peso e non si identifica con ore interminabili di studio pomeridiano (e notturno). No, loro una volta suonata la campanella dell’ultima ora (che per essere precisi dura dai 45 ai 50 minuti) si alzano e vanno a casa dove possono dedicarsi ad attività aggiuntive che non hanno nulla a che fare con ciò che hanno fatto la mattina. È come se vivessero due giornate differenti in una. A sentire gli alunni italiani parlare di compiti per le ‘vacanze’ si sentono svenire, quale eresia è mai questa! Apprendere ciò, però, aiuta gli studenti di questa nazione a sentirsi veramente fortunati e a compatire quelli che vivono così tranquillamente la propria vita. Questo perché la giornata scolastica qui in Italia, per uno studente medio, inizia alle otto di mattina per finire minimo alle otto della sera, un ciclo perfetto di libri su libri. Certo la mattina in aula può sembrare non arrivare mai a conclusione, ma ciò viene ripagato da un’esorbitante quantità di ore pomeridiane dedite allo studio ‘personale’. L’alunno è letteralmente sommerso dallo studio in ogni secondo, cosa si potrebbe desiderare di più. In più lo stress a cui magari si può essere soggetti va tutto a proprio favore in quanto una volta adulti si sarà già pronti ad affrontare ogni tipo di frustrazione. Direi che possiamo tutti affermare che sia meglio venire ben preparati a questo modo che godersi quel minimo di libertà che si possiede in età adolescenziale.
Si pensi poi alla più bella cosa che il sistema scolastico si sia inventato: IL VOTO. Già nominarlo fa venire i brividi. Il fatto che le persone debbano essere associate ad un numero è una cosa veramente emozionante. Numeri poi che non sono tutti uguali, ce ne sono di migliori e di peggiori. Ma la cosa più incantevole è la sfida che essi ci propongono: sudare fino all’ultima goccia presente nel nostro corpo per poter essere identificati con il migliore di tutti quanti i numeri, il Dieci. Mentre lo pronuncio vedo queste due semplicissime cifre comparire dall’alto circondate da una luce eterea e accecante, come se un angelo fosse venuto al mio cospetto. Direi che si sia capito il concetto.
Per di più bisogna ribadire che nel sistema di cui sto parlando sono la cosa, anzi l’unica cosa, che conti veramente. Rimane con l’alunno per tutto il suo percorso scolastico. È qualcosa che lo marchia a fuoco come si fa per prosciutti o formaggi, un’associazione veramente sublime. Ma, in particolare, esemplificativa del concetto di valutazione in sé: un voto, una volta assegnato, rimane quello e non si può cambiare più, o almeno bisogna fare miracoli per riuscirci. È per questo che a volte gli studenti si sentono costretti a ricorrere ad un mezzo estremo, oltre a quello del dedito ed efficace studio di minimo dieci ore giornaliere. Questo è quello che in inglese viene conosciuto come “kiss ass” e a volte è una tecnica ancora più efficace della prima. Certo tra voi ascoltatori ci saranno grandi moralisti, e addirittura conoscitori dell’inglese, che sicuramente vorrebbero controbattere dicendo che così già nei giovani viene radicata la concezione di corruzione che sfocia poi in una società governata dal caos e dalla semplice ricerca di affermazione personale. Ma sinceramente considero tale comportamento degli studenti come una più sincera forma di affetto, ammirazione sarebbe dire troppo, nei confronti di una persona che si vuole accontentare talmente tanto da arrivare a sminuire sé stessi al punto da indossare una bella maschera di un sorriso e occhi dolci che dimostrano ‘rispetto’ e attenzione.
Sicuramente, e mi sento in obbligo di affermarlo, questa ricerca di perfezione che viene richiesta ai ragazzi ha degli effetti collaterali. Capita di sentire di attacchi di panico, pianti ininterrotti, notti insonne, a volte depressione, caduta in un isolamento progressivo che porta all’allontanamento di tutto e tutti a favore di qualche libro che, in realtà, si vorrebbe solo bruciare. Però infondo non c’è da preoccuparsi di tutto ciò. Questo elenco che vi ho fornito è come quello del foglietto illustrativo dei medicinali. È lì per avvertirci, ma alla fine non lo legge e considera mai nessuno. Può essere considerato come un atto di superficialità, ma in fin dei conti perché sprecare tempo per preoccuparsene e cercare un modo per risolverli o almeno cercare di ridurli questi problemi, se si può far finta di niente e chiudere gli occhi? Cosi è un vantaggio per tutti. In questo modo non dobbiamo essere sempre con l’ansia che qualcosa di brutto possa succedere. Poi ovviamente se capita non è più un problema del sistema scolastico (‘cosa poteva fare di più’), ma del ragazzo che anche in questo caso è favorito. ‘Apprendimento del comportamento da assumere in situazioni di difficoltà’, così lo potremmo chiamare. Se si sopravvive alla situazione è una competenza di quelle da aggiungere al proprio curriculum e non eliminare più.
E poi si sente dire che la scuola non prepari gli studenti alla vita lavorativa!
Infine bisogna ricordare che questo voto, che si diventa, è il frutto di una media di circa venti materie, forse meno o forse più (chi riesce più a contarle!). Sì proprio così avete sentito bene. I ragazzi italiani sono così fortunati da poter apprendere una tale quantità di nozioni su talmente tante materie diverse da potersi sentire come l’Encyclopédie di Diderot. Certo dopo qualche minuto la fine di una verifica tutte quelle nozioni vengono dimenticate, ma solo per lasciar spazio ad un nuovo argomento. I ragazzi vengono riempiti di concetti imparati a memoria e una volta che stanno per scoppiare si fa reset e si ricomincia daccapo. È un ciclo che potrebbe durare all’infinito.
Potreste dire che sia un metodo inconcludente, in quanto lo studente non assimila effettivamente niente della mole di cose che gli vengono inculcate, ma questa idea è dovuta alla vostra mancata acutezza. Se ci riflettete per un secondo di più vi rendereste conto di come in realtà sia un metodo fantastico. La scuola così allena la memoria dell’alunno e manda a casa quelli a cui tale facoltà mentale scarseggia. È un modo efficiente per far andare avanti solo i migliori senza sprecare tempo a cercare di stimolare qualche ragazzo in più ad arrivare fino alla fine. In questo modo le università avranno più spazio libero per quelli che sono marchiati da voti migliori o che, con qualche favoritismo, hanno finalmente meritato quel posto.
Riprendo per un attimo il respiro perché esporvi queste cose mi sembra di descrivere il paesaggio de ‘L’Isola che non c’è’ e mi fa perdere il fiato pensare che in realtà tutto ciò sia effettivamente vero.
Vorrei andare avanti per ore ad elogiare un sistema talmente perfetto; di pregi ne ha talmente tanti che non diventerei mai ripetitiva nel parlarne. Ma già ho superato il tempo di concentrazione minimo di uno studente qui in Italia.
L’ultima cosa che però devo assolutamente aggiungere è il mio nome. Perdonate la mia maleducazione per non essermi presentata prima, ma certi argomenti sono così potenti che ci si dimentica di tutto il resto e si viene travolti dai fiumi di parole che sono impossibili da frenare.
Probabilmente avete già sentito parlare di me, ma sempre in modo negativo. Però credo che una volta ascoltata la mia orazione cambierete la vostra opinione sul mio conto. È stato un piacere dilettarvi per un po’, il mio nome è Desperatio o, per chi scarseggiasse in latino, Disperazione”.