Dopo aver seguito le partite dei play off, che hanno sancito che a giocarsi la terza promozione in serie “A” saranno Monza e Pisa, si è radicato in noi il convincimento che l’Ascoli avrebbe potuto partecipare alla… festa finale. Purtroppo è andata come è andata e se ciò non è avvenuto la colpa è esclusivamente della nostra squadra che ha perso contro il Benevento pur dominandolo. Un grave errore difensivo e una tattica di gioco sbagliata dopo essere passati in svantaggio sono stati determinanti ai fini del risultato finale. Non abbiamo capito lo scopo della pesante polemica che Pulcinelli ha innescato coinvolgendo la compagine sannita e lo stesso sindaco che assolutamente non c’entrava. Da quando si gioca a calcio è normale assistere a scene come quelle messe in campo dal Benevento. Il non gioco, la difesa scorrette del risultato acquisito, i comportamenti ingannevoli sono, purtroppo, all’ordine di ogni partita del campionato italiano. Un male che non si è mai riusciti ad estirpare per il fatto che quasi sempre gli arbitri italiani sono privi di personalità. Quando si registrano a ripetizione perdite di tempo, la cosa che dovrebbe fare un direttore di gara sarebbe chiamare il capitano della squadra… perditempo ed avvertirlo che da quel momento non tollererà più certi comportamenti, per cui scatteranno i conseguenti provvedimenti disciplinari. Nella caso di Ascoli – Benevento avrebbe dovuto essere Manganiello a comportarsi così e sicuramente la partita si sarebbe svolta con i crismi del perfetto svolgimento. Ora, recriminare non serve proprio a nulla così come è deleterio con certe dichiarazioni buttare benzina sul fuoco fra le due tifoserie, non se ne vede l’utilità.
Prendiamo ciò che è accaduto quale arricchimento della propria esperienza nella speranza che i vertici arbitrali insegnino ai loro “allievi” come comportarsi difronte alle… meline dei giocatori. Magari facendo loro vedere le partite della Premier in cui i giocatori se le danno di santa ragione, le prendono e le danno senza un accenno di protesta.
n.d.r. – Ci permettiamo una postilla al pezzo del nostro Sandro Conti, del quale ci ha colpito la signorilità, lui che dell’Ascoli, oltre ad essere un attento e puntuale cronista, è anche il primo tifoso.
Il non gioco di certe squadre nell’ultima giornata di campionato è stata la riprova che i comportamenti al limite della sportività nel calcio italiano sono all’ordine del giorno. Purtroppo da questi spesso si decidono i campionati e gioire dopo porcherie simili ha il sapore della disgustosa beffa. Ma tant’è: è il calcio o lo accettiamo provando a non farci il sangue amaro o cambiamo sport. In giro ce ne sono di meno blasonati, ma più carichi di sportività. Dico a caso rugby. Per una stagione manderei i nostri “campioni super pagati” a farsi le ossa con quegli “omaccioni” che si scontrano, cadono, sanguinano, ma si rialzano, giocano e non protestano, né fanno sceneggiate. Quello si chiama sportività. Che, tradotto in italiano di tutti i giorni, equivale ad educazione. Chissà che non riescano ad imparare qualcosa! Buone vacanze a tutti.