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Risveglio amaro, dopo la beffa. Ma la squadra vuole ripartire da dove ha lasciato.

Colto all’uscita dallo stadio: “Dicono che ci siano sconfitte con onore! Non so quanto questo aiuti ad ingoiare il boccone amaro, ma io non riesco a farmene una ragione. Abbiamo perso, punto e basta e quel che più fa male l’abbiamo fatto senza lottare”.

In effetti non c’è stato nulla che sancisse la superiorità dei sanniti. Anzi, se togliamo il goal regalato da una dormita bianconera, il Benevento non ha fatto alcun tiro nella porta di Leali. E se contasse questa statistica, l’Ascoli avrebbe vinto a mani basse, avendone fatti cinque, tutti salvati dalle manoni di Paleari.

La cronaca della partita comincia e finisce qui: dieci minuti iniziali scoppiettanti dell’Ascoli e un goal fortunoso del Benevento. Dopo solo una lunga perdita di tempo, fatta di cadute drammatizzate quasi i giocatori ascolani fossero diventati macellai, con un arbitro che reggeva il moccolo, spettatore non pagante e forse anche indesiderato. L’Ascoli è caduto nella trappola e non ha saputo prendere le contromisure, priva di idee e di fantasia.

Grazie lo stesso ragazzi! Ci avete regalato una salvezza più che tranquilla e ci avete regalato il sogno di poter competere per la serie “A”. E’ andata male, non ce  l’aspettavamo per cui la delusione è tanta accompagnata da altrettanta amarezza. Non tanto per la sconfitta – decisamente immeritata – ma per non essere riusciti ad imbastire una fondamentale reazione dopo aver incassato il goal di Lapadula, conseguente ad un madornale errore dei due centrali, più grave quello di Bellusci che ha dimenticato la marcatura sul numero nove sannita. L’Ascoli ha incassato il goal nel momento migliore in cui stava sovrastando l’avversario incapace di dare una valida risposta alla superiorità territoriale dei bianconeri i quali, purtroppo, non hanno saputo concretizzarla con il goal. Il vantaggio del Benevento si è abbattuto sull’Ascoli come una valanga che spazza via ogni cosa. I bianconeri hanno perso il lume della ragione incapaci di riorganizzare il gioco alla ricerca del pareggio. A ripetizione si sono verificati errori di palleggio e costrutto che hanno finito per facilitare l’azione di contenimento del Benevento, incredulo che con un solo tiro in porta stava portando in porto il prezioso risultato. Solo negli ultimi dieci minuti, più recupero, l’Ascoli ha cambiato marcia, spostando di una ventina di metri il baricentro e costringendo gli avversari ad arroccarsi nella propria area di rigore votandosi alla sola azione di rottura del gioco avversario. In due circostanze Paleari ha salvato la propria porta, troppo poco, però, per raggiungere il pareggio che, a nostro avviso, avrebbe meglio rispecchiato l’andamento della gara ma, come dice un proverbio, chi è causa del suo mal, pianga se stesso.

L’espulsione di Dionisi

Al termine di ogni partita abbiamo sempre stilato le pagelle dei giocatori in campo. Contro il Benevento ne sono scesi undici da titolari e cinque da sostituti. Ebbene riteniamo che sia bene lasciarci serenamente ed in buona armonia evitando così giudizi poco lusinghieri.

Fine d’un sogno? Diciamo inizio di una favola: lo scorso anno Sottil salvò la squadra quando tutti la davano per spacciata, quest’anno l’ha portata ai play off quando l’obiettivo era salvarsi, il prossimo, se vale la regola del tre, dovrà essere promozione. Ma servono due impegni: che non si smonti l’ossatura della squadra e che Bidaoui diventi la pedina fondamentale e non il rimpiazzo quando neppure un miracolo può salvare la squadra.

Sandro Conti

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