Culture

Libri clandestini: Le Carrè post mortem

Le Carrè ha lasciato in eredità ai suoi lettori l’ultimo suo lavoro. Una bella storia nel mondo dello spionaggio. Ma così l’aveva pensato l’autore?

Dopo quelli di Camilleri e Dexter, ecco un altro libro di addio, quello di John Le Carrè: A differenza degli altri due, scritti in anticipo, questo è forse il più triste in quanto non sappiamo se è esattamente come l’autore l’aveva concepito. Nella commossa postfazione, il figlio Nick Cornwell i racconta della promessa fatta al padre di completare se necessario ciò che lui avesse lasciato in sospeso. Da quello che ci dice il suo intervento non è stato quasi necessario, perché L’ultimo segreto era perfetto così come Le Carrè l’aveva lasciato dopo, pare, averlo rivisto, ma visto che siamo in ambienti dove l’inganno è il motore delle vicende che si narrano, non ne possiamo certo esserne del tutto sicuri.

Confesso di essere un lettore appassionato delle storie di questo signore inglese che raccontava ambienti, quelli dei servizi segreti, che lui in passato aveva frequentato in tempi lontani. Comprendo, ma non condivido il giudizio del figlio che si tratti di un capolavoro, ma non posso non riconoscere che Le Carrè ci sia tutto. Le atmosfere in chiaroscuro sono le stesse, forse stavolta sono più accentuate del solito, ma la voglia di scrivere e raccontare (magari in qualche caso dilungandosi troppo) c’è tutta. Forse, come nota il figlio, in questo libro Le Carrè ha toccato un aspetto inedito, quello delle divisioni politiche all’interno dei servizi stessi che alla fine non riescono a ricompensare i sacrifici che chiedono.

La trama come sempre rischia di disorientare, per la sua complessità, chi non è un lettore fedele, ed è anche difficile da raccontare. Diventa arduo anche identificare il protagonista che non è mai il personaggio che irrompe nelle prime pagine. I chiaroscuri che rappresentano la cifra stilistica della scrittura di Le Carrè sono avvincenti come sempre.

Condivido, però, in pieno il giudizio della top ten di Robinson (il settimanale che in Italia a mio avviso parla di libri con la maggiore autorevolezza e che stila una classifica tutta sua, indipendentemente dalle vendite) che l’ha considerato al primo posto per alcune settimane. 

Insomma in teoria non sarebbe, visto il riconoscimento, un libro clandestino, ma sono troppo legato e appassionato di questo autore per non parlarne. Di libri semisconosciuti, ma che a mio avviso, meriterebbero migliore considerazione, parleremo la prossima volta. Resta comunque l’amarezza di avere perso un altro grande autore che il 2021 ci ha portato via.

Giovanni Giacomini

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