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Rifiuti Alto Bretta, disastro ambientale, corruzione, associazione a delinquere. In 50 finiscono indagati

Non è stato ancora digerito l’amaro boccone della Capitale della Cultura 2024, che un altro terremoto ha colpito la nostra città! Per fortuna, non si è trattato di un “trembleman de terre”, ossia quello che fa tremare la terra e provoca distruzione, ma uno scandalo che ha travolto personaggi cittadini, alcuni dei quali rappresentanti di istituzioni locali e regionali. 

Tutto parte dalla discarica di Alto Bretta e dai controlli dei carabinieri di Ascoli che hanno portato alla scoperta di gravi irregolarità che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. 

L’operazione denominata “Dirty Waste”, che tradotto significa “Rifiuti sporchi”, è scattata nel 2017, ad opera dei carabinieri di Ascoli in collaborazione con gli specialisti del settore dei carabinieri del Noe e dei Forestali. Le indagini sulla discarica di rifiuti pericolosi della Geta sono andate avanti per ben quattro anni con servizi di osservazione e pedinamento, intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche. Il dossier è stato trasmesso alla Procura di Ascoli che, sulla base della gravità dei reati emersi lo ha trasferito alla Direzione Distrettuale Antimafia di Ancona.

Sono risultati indagati per presunti traffici illeciti di rifiuti la dirigenza della Geta, gli intermediari, ditte e laboratori compiacenti che provvedevano a modificare i valori delle merci trasportate e stoccate.

C’è stato anche un coinvolgimento per polizze fideiussorie false depositate in Provincia riuscendo ad ottenere l’autorizzazione a superare il limite di stoccaggio dei rifiuti pericolosi.

Il primo bilancio parlava di oltre 100 persone finite sotto la lente delle indagini, poi la Dda ha ridotto il numero ad una cinquantina, fra cui persone appartenenti alla Pubblica Amministrazione che avrebbero ricevuto dalla suddetta società di smaltimento, in cambio di favori, danaro e sponsorizzazioni. 

Ma non è finita qui. Nel fascicolo in possesso della Dda ci sarebbero risvolti che riguarderebbero le altre due discariche della zona responsabili di aver violato le prescrizioni imposte.

I reati che vengono contestati a vario titolo agli indagati sono: reati ambientali, associazione per delinquere finalizzata a reati contro l’ambiente, disastro ambientale, corruzione per l’esercizio della funzione e corruzione di persona incaricata di pubblico servizio, accesso abusivo a banca dati delle forze di polizia e favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio.  

Sandro Conti

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