Pupi Avati torna a coltivare il suo grande amore per il capoluogo piceno. Accolto dal primo cittadino Marco Fioravanti, attualmente molto coinvolto nei preparativi volti a far diventare Ascoli città della cultura 2021, il regista bolognese si è voluto affacciare ancora una volta nelle Cento Torri, per verificare alcune location trecentesche in relazione alla sua prossima pellicola.
Pupi Avati, che sta preparandosi alla realizzazione del tanto atteso film sulla figura di Dante Alighieri, è giunto a sorpresa in un luogo che aveva apprezzato moltissimo nelle sue precedenti visite. Avvolta da un riserbo assoluto, la permanenza ad Ascoli del cineasta bolognese di sicuro era motivata dall’individuare gli scenari migliori per ambientare una storia dagli stessi climi storici medievali con cui affrontò nel 2001 uno dei titoli più difficili e affascinanti della sua carriera, “I cavalieri che fecero l’impresa”, la pellicola con Raul Bova ed Edward Furlong incentrata sul mistero e sulle
gesta dell’ordine cavalleresco dei Templari.
Pupi Avati aveva lasciato il cuore nella città marchigiana già 11 anni fa, quando arrivando in centro ebbe l’interesse di immortalare cinematograficamente le tradizioni e gli ambienti del territorio ascolano attraverso l’idea di un documentario sulla Quintana, dal titolo “Il valore del passato: le virtù dei cavalieri”. Adesso, sulla scia del progetto siglato dalla Regione Marche con la Film Commission, al fine di utilizzare scorci delle Cento Torri per scopi cinematografici, potrebbe essere finalmente la volta buona di coinvolgere Ascoli nel prossimo set del regista di titoli indimenticabili, quali “La casa dalle finestre che ridono”, “Festa di Laurea” e “Il papà di Giovanna”. Solo per citarne alcuni.
Nel tentativo di trovare luoghi architettonici incontaminati come scenari del suo film medievale, nella escursione ascolana il regista, affiancato da un nutrito gruppo di amministratori, ha voluto ammirare le location cittadine più consone con il tema scelto, visitando il Forte Malatesta, il teatro Romano, il ponte di Solestà, la Fortezza Pia e il ponte di Cecco. Se le bellezze del capoluogo piceno dovessero essere scelte dal Maestro, la produzione, oltre a poter usufruire di un set naturale, potrebbe essere enormemente aiutata dai costumi utilizzati ogni anno della rievocazione storica ascolana.
Per la stessa Ascoli, il nuovo ed eventuale set rappresenterebbe una nuova grande occasione, dopo le riprese di “L’ombra del giorno” di Giuseppe Piccioni, all’interno di un intendimento voluto dall’Arengo per fare di Ascoli una sorta di nuova Cinecittà del terzo millennio. E grande emozione come sempre è stata quella provata dal cineasta bolognese nei confronti dei tanti scorci presenti e da lui ammirati, a cominciare da piazza del Popolo che ha definito “spettacolare”.
Pupi Avati, che era tornato tra le Cento Torri lo scorso anno, in occasione della manifestazione “Milanesiana” di Elisabetta Sgarbi. da molto tempo è innamorato del Piceno e dallo stesso è da sempre ricambiato. Nel 2008 fu insignito del “Premio Ascoli” da parte dell’Istituto Superiore di Studi Medievali “Cecco d’Ascoli”. Sempre nel territorio più a sud delle Marche aveva conosciuto Neri Marcorè, che poi successivamente decise di utilizzare in molti suoi film, da “Il Cuore Altrove” a “Gli amici del Bar Margherita”. «Lui ha una faccia che mette a disagio, è tra gli attori più inadeguati e allora ho voluto fargli interpretare personaggi “alti”» ha detto il maestro bolognese a proposito dell’attore marchigiano, dopo aver saputo del progetto siglato dalla Regione con la Film Commission, volto ad utilizzare scenari regionali per scopi cinematografici.
«In realtà il mio incontro con Ascoli risale a molto prima che facessi cinema: accadde quando per conto dell’associazione industriali di Marche ed Emilia Romagna approdai qui per la distribuzione del pesce surgelato» ha ricordato l’autore di tanti capolavori, rammentando che il primo incontro con le Cento Torri non fu memorabile perché i bastoncini di pesce che doveva distribuire non li voleva nessuno.